PIUME AL VENTO

 

 

«Morirò vecchio, moltiplicherò i giorni come la sabbia»

 

 

GIOBBE 29,18


LA FENICE

Nel passo Giobbe 29,18 «Morirò vecchio, moltiplicherò i giorni come la sabbia» secondo D’Arcy Thompson al posto di «sabbia» bisogna leggere «phoenix»; mentre Tintori propone questa lettura «morirò nel mio piccolo nido e come la palma moltiplicherò i miei giorni». Giobbe contrappone la sua precedente prosperità alla sua attuale miseria, dovuta al fatto che Dio si è allontanato da lui. Essendo così onorato e utile, Giobbe aveva sperato di morire in pace e onore, in una buona vecchiaia. Se tale aspettativa nasce da una fede viva nella provvidenza e nella promessa di Dio, va bene; ma se nasce dalla presunzione della propria saggezza e dalla dipendenza da cose terrene e mutevoli, è mal fondata e si trasforma in peccato. Chiunque abbia lo spirito di sapienza, non ha lo spirito di governo; ma Giobbe li aveva entrambi. Ma aveva anche la tenerezza di un consolatore. A questo pensava con piacere, quando era lui stesso in lutto. Nostro Signore Gesù è un Re che odia l'iniquità e sul quale viene la benedizione di un mondo pronto a perire. A Lui prestiamo ascolto. 

 

 

"Nella vita ogni fine è un nuovo inizio"

 

 

UN BATTITO D'ALI

 

 

«Quando la porta delle felicità si chiude un’altra se ne apre, ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa da non vedere quella che si è aperta per noi»

 

(Paulo Coelho)


LA FENICE PER LA RESILIENZA

Una delle leggende più diffuse che la vede protagonista racconta che l’araba fenice nacque in cima al sacro salice di Heliopolis, la città del sole. L’uccello viveva vicino a una sorgente d’acqua in un’oasi del deserto in Arabia ma di tanto in tanto tornava a Heliopolis posandosi sull’obelisco del santuario cittadino. Ogni 500 anni la fenice costruiva un nido sopra a un albero utilizzando piante balsamiche, vi si adagiava sopra e attendeva di essere bruciata dai raggi del sole. Poi, una volta morta, dalle ceneri risorgeva. L’araba Fenice simboleggia non solo l’eternità dello spirito ma anche tutte le morti e le rinascite che l’uomo compie in vita, dando così una possibilità all’evoluzione di esso. Qui emerge la similitudine con Cristo, che festeggia la sua resurrezione dalla materia dopo aver vinto la morte come atto fisico per ricongiungersi con il Padre e liberare l’umanità dal peccato. Oggi la simbologia che circonda questo uccello mitologico si può riassumere con la parola Resilienza. Un termine che indica la capacità di fronteggiare avvenimenti traumatici in maniera positiva, non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita ma reagire più forti di prima.

FONTE 

https://www.esquire.com/it/cultura/a40285655/la-storia-dellaraba-fenice-simbolo-del-potere-e-della-resilienza/

 

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