PUNTEGGIATURA |
“Ha ridotto il suo tempio a un giardino devastato, ha demolito il luogo dove incontrava il suo popolo. Il Signore ha fatto dimenticare in Sion le feste e il sabato»
(LAMENTAZIONI 2:6)
I PUNTINI DI SOSPENSIONE Geremia si lamenta sotto la prigionia babilonese, “Ha ridotto il suo tempio a un giardino devastato, ha demolito il luogo dove incontrava il suo popolo. Il Signore ha fatto dimenticare in Sion le feste e il sabato. Nell’indignazione della sua collera ha ripudiato re e sacerdoti”. Della sospensione del culto pubblico se ne parla anche nella Bibbia. La considera un’espressione del giudizio di Dio per l’infedeltà del Suo popolo. Sebbene da noi i nostri edifici ecclesiastici non siano ancora stati distrutti, anche la nostra Chiesa ha dovuto sospendere il culto durante la pandemia. Almeno è chiaro, Dio ha promesso che i peccati del suo popolo avrebbero avuto il risultato di chiudere le loro chiese, lo ha sicuramente fatto in passato e lo farà sicuramente in futuro. Solo Dio conosce tutti i motivi della sua provvidenza, ma credo che ci sia un tempo per ogni cosa sotto il cielo, ci siamo astenuti dal culto domenicale forse per apprezzare ancora di più la comunione con i fratelli.
"I puntini di sospensione sono briciole grammaticali lasciate sul foglio"
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PUNTINI DI SOSPENSIONE |
C’è un limite oltre cui nessuno riesce a restare sospeso nel vuoto
senza farsi prendere dal panico.
(Andrea De Carlo)
CONTROLLARE LE SOSPENSIONI PRIMA DI PARTIRE
I puntini di sospensione sono utili: mettono curiosità, vaghezza, imbarazzo, incertezza. Hanno solo un piccolo neo: mettono ansia perché non sai mai cosa ti aspetta dopo. I puntini di sospensione fanno galleggiare le frasi come tappi di sughero nell’acqua. I puntini di sospensione devono essere sempre tre e, nella maggior parte dei casi, si attaccano alla parola che li precede e sono seguiti da uno spazio, a meno che il carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo. Spesso vengono usati per segnalare che il discorso viene sospeso, in genere per imbarazzo, per titubanza e creano un silenzio inquietante. La sensazione di solitudine, di titubanza, imbarazzo e silenzio la proviamo anche nella vita di tutti giorni quando ci sentiamo abbandonati da Dio. La difficoltà nel cogliere la vicinanza di Dio, specialmente nelle situazioni difficili della vita, è un’esperienza comune a credenti e non credenti, benché assuma forme diverse negli uni e negli altri. Proprio quel silenzio è il «luogo» nel quale Dio ci aspetta: così riusciremo ad ascoltare Lui invece di ascoltare il rumore della nostra stessa voce. Accade spesso che non è Dio che non parla, ma siamo noi che non lo lasciamo parlare, che non lo udiamo, perché nella nostra vita c’è troppo rumore. «Non esiste soltanto la sordità fisica, che taglia l'uomo in gran parte fuori della vita sociale. Esiste una debolezza d'udito nei confronti di Dio di cui soffriamo specialmente in questo nostro tempo.