La Comunità di Taizé è una comunità cristiana monastica ecumenica ed internazionale fondata nel 1940 da Roger
Schutz, meglio conosciuto come frère Roger (fratello Roger). Ha la sua sede nel piccolo centro di Taizé, in Francia.
La nascita
Roger Schutz,giovane studente di teologia, nel 1940, lasciata la Svizzera, cercava casa in Francia, terra di
origine della nonna paterna. In bicicletta, dopo aver valutato diverse soluzioni incontrate in un lungo tragitto, arrivò nei pressi di Cluny, storicamente sede di un'importante esperienza
monastica e in prossimità della linea di demarcazione che divideva in due la Francia a causa della guerra. Taizè aveva caratteristiche di semplicità che sembrarono subito adatte al progetto
di Roger. Nella casa di Taizé accolse e aiutò i profughi della guerra, soprattutto ebrei. La vita nel villaggio non fu facile, ma permise al giovane Roger di esercitare la sua vocazione di
preghiera e di attenzione per gli altri. Per il suo impegno a favore dei profughi ebrei, venne però denunciato alla Gestapo nel 1942 mentre si trovava in Svizzera, dovette quindi fermarsi a
Ginevra per ritornare nella collina solo nel 1944, ma già con alcuni compagni.
Il suo progetto era fondare una comunità ecumenica, aprire delle strade che portassero alla guarigione delle
lacerazioni che dividono i cristiani.[1] Le sue idee furono subito condivise dai due giovani svizzeri, Max Thurian e Pierre Souverain. Max studiava teologia e Pierre agronomia. Ben presto si
aggiunse al terzetto Daniel de Montmollin. Fu nel 1949 che i primi, diventati nel frattempo 7, frères si impegnarono a vita nella comunità attraverso i voti monastici.
A Taizé avevano bisogno di una chiesa dove officiare. La chiesetta romanica, cattolica, di Taizé faceva proprio al
caso loro. Era inattiva dalla rivoluzione francese. L'autorizzazione pontificia non era scontata in quanto il gruppo era di fede protestante, ma fu ottenuta attraverso il nunzio apostolico a
Parigi, Angelo Giuseppe Roncalli, che, interpellato dalla Santa Sede si pronunciò favorevolmente.
Nel 1951 i fratelli erano già dodici ed arrivarono a trenta nel 1959. L'unificazione delle chiese cristiane era
per loro un obiettivo che la chiesa di Roma doveva porsi. Chiesero ed ottennero di proporre al nuovo papa Giovanni XXIII di presentare un loro pensiero al concilio che era in preparazione. Ma
con frère Max, frére Roger non si limitò a questo, ma incontrò anche esponenti della chiesa anglicana e quindi della chiesa ortodossa. La loro azione, per questo, non fu ben capita. Un giorno
però arrivò alla comunità una lettera del Vaticano. Era indirizzata a frére Roger e al pastore Max Thurian, invitati a Roma al Concilio Vaticano II come osservatori.
L'attenzione al mondo
Ma fin dal 1957 la comunità monastica che si andava costruendo fece anche dell'accoglienza e dell'ascolto ai
giovani un suo tratto distintivo. Questo si aggiunse alla tensione verso l'unità dei cristiani, alla ricerca di una profonda spiritualità che si richiamasse ai modelli antichi del monachesimo
occidentale, all'assoluta semplicità delle proprie condizioni di vita[2], all'impegno umanitario in svariate realtà del Terzo Mondo.
Per questo divenne un punto di riferimento nel panorama religioso europeo, specie tra i giovani. Alla fine degli
anni sessanta e soprattutto dopo la fase di contestazione del famoso 1968 francese, sempre più numerosi i giovani arrivarono a Taizé per cercare una nuova fede e nuove motivazioni.
La grande avventura
Il Sessantotto aveva messo in discussione il mondo degli adulti senza risparmiare le stesse chiese cristiane. La
comunità di frère Roger e frère Max non perse l'occasione e lanciò la proposta di un Concilio dei giovani. L'annuncio ufficiale avvenne durante le celebrazioni della Pasqua del 1970. Malgrado
il freddo e la mancanza di alloggi, erano presenti 2500 giovani.
Gli eventi successivi avrebbero superato ogni previsione. Le parole di frére Roger e l'espressione "concilio dei
giovani" avevano fatto nascere una speranza. La parola concilio faceva pensare a un evento di chiesa. Molti giovani vi trovavano una possibilità di impegno nella fede.
Da quell'anno si sarebbero moltiplicate le presenze e la Pasqua sarebbe stata sempre il momento culminante degli
appuntamenti a Taizé.
Nei 4 anni programmati per la preparazione del concilio fu clamorosa la partecipazione. La disordinata gioventù
degli anni settanta, una vera marea umana, che si riversò sulla collina in quegli anni, non spaventò frère Roger e la sua comunità. La collina di Taizé fu attrezzata con tende e coperte per
accogliere tutti.
Nella settimana di Pasqua del '71 si ritrovarono 6500 giovani di 40 nazionalità. Diventarono 16.000
contemporaneamente presenti nella settimana pasquale del '72. Questi numeri non diminuirono nella Pasqua del '73 e nel '74 quando i giovani sulla collina durante la Settimana Santa nonostante
le avverse condizioni meteo che moltiplicavano il disagio per la precarietà degli alloggi e dei servizi superarono i 20.000. Diverse migliaia furono presenti per ogni settimana dell'anno fino
a 40.000 contemporaneamente presenti nell'agosto 1974, data di inizio del Concilio dei giovani.
La chiesa della Riconciliazione costruita nel 1962 già nei primi anni settanta fu quindi necessario ampliarla,
nelle occasioni di maggiore affluenza, aggiungendo più tendoni da circo, unico modo per ospitare tutti. Fu in quel periodo che si affermò la forza di Taizé. Nonostante la riluttanza della
comunità dei frères, che non amava stare sotto i riflettori e nemmeno essere disturbata durante la preghiera, la collina fu raggiunta da varie équipe televisive che portarono alla ribalta
mondiale quanto vi stava avvenendo. Non solo il numero dei giovani presenti, ma anche le motivazioni che li spingevano a Taizé erano importanti. Si trattava di giovani cristiani in buona
parte politicizzati.
Alla domanda: "Il concilio dei giovani si impegnerà a sua volta in questa direzione?" (la politica?), la risposta
di frére Roger fu:
« Fin dall'inizio si trovava già indicata una presa di posizione per l'uomo. Dare la propria vita perché l'uomo
non sia più vittima dell'uomo. Così sembra impensabile che il concilio dei giovani non assuma una scelta nel campo della vita politica. Se non lo facesse noi non forzeremmo le cose, noi a
Taizé, ma chiederemmo il perché di questo rifiuto. Senza impegno per la giustizia, il concilio dei giovani mancherebbe alla sua missione. »
Molti furono i giornalisti e gli scrittori che tentarono di spiegare la originalità e contemporaneamente la
speranza che Taizé esprimeva:
« Taizé è una novità severa per tanti cristiani che avevano dimenticato la festa della Pasqua: la gioia della
solidarieta umana e il compromesso taciuto di coloro che non cercano applausi facili e ingannevoli. »
(Antonio Pelayo, in Time, 29 dicembre 1974)
« I giovani che affluiscono da ogni parte a Taizé si propongono di trasformare il mondo, ma ciò che frère Roger
offre loro a Taizé è una vita di comunione basata fondamentalmente sulla preghiera. »
(A. Savard, 15 agosto 1974)
« Taize è una delle più grandi avventure del nostro tempo. »
(Alain Woodrow, Le Monde, 2 settembre 1974)
« Per spiegare quello che avviene a Taizé bisognerebbe essere santo o pittore o bambino. »
E ancora:
« Riconciliazione è una delle idee chiave dello spirito di Taizé. »
(R. Solè)
« Si sbaglierebbe completamente chi pensasse che a Taizé tutto inizia e finisce in cameratismo interconfessionale
o in cordiali finzioni della propria fede, per fare bella figura davanti al prossimo e avanzare verso l'unità attraverso il silenzio opportunista o con delle manate sulle spalle. »
(A. Manero)
« La modernità di Taizé non consiste nella forma di vita dei monaci, che si differenzia appena da una comunità di
trappisti o di certosini, ma nel vivere il monachesimo in piena comunione con il mondo e i suoi problemi:non sono del mondo ma stanno nel mondo assumendone angosce e problemi. »
(C. Vaca)
« Che cos'è Taizé? Oltre tutte le altre cose Taizé è una intuizione del domani della fede, del domani della
chiesa. Da qui il suo essere nell'oggi. »
(C. Castro Cubel)
« Taizé attira i giovani e ispira loro fiducia nella misura in cui non cade nella tentazione di adottare i loro
stessi criteri di giudizio »
(P. Emmanuel)
« Quale pastore o quale parroco avrebbero ottenuto mezz'ora di silenzio totale da parte di 40.000 giovani riuniti?
»
(Alain de Penanster, L'Express, 9 settembre 1974, p.49)
La liturgia, i canti e le preghiere che radunano i giovani attorno ai monaci tre volte al giorno non esauriscono
la giornata sulla collina che si arricchisce di molteplici occasioni di incontro in un clima di festa, di momenti di studio di testi biblici e di dibattito e discussione su vari temi
sviluppati nella ricchezza delle diverse lingue, esperienze e culture presenti.
Questi sono alcuni dei temi che i giovani affrontavano negli anni '70:
Rinunciare ai privilegi
Friendship and love
Animare il quartiere, il condominio, il paese
Vida profesional
How to believe
Comment vivre au milieu des differentes options sociales la communion
d'églises
Familia y educación
Ne rende personne victime de toi-même
Compromiso en un partido politico
Come continuare dopo Taizé?
Si la fête disparaissait parmi les hommes?
Socializzazione
Studiare perché, per chi
Glücklich die Armen
Conflictos y reconciliación
Lotta e contemplazione per diventare uomini di comunione.
Dal 1970 in poi giovani di ogni provenienza si lanciarono nell'avventura. Gli osservatori considerano impossibile
descrivere tutte le conseguenze nascoste di questa mobilitazione di tanti giovani sparsi sulla faccia della terra. Tutti i giovani tornando descrivono in modo positivo l'esperienza sulla
collina mentre molti tra loro passano a più impegnantive scelte.
Un aneddoto che sottolina l'ampiezza degli effetti di Taizé: Patrick, giovane medico francese, scelse di fare un
servizio come volontario in Colombia per curare i bambini. Tornato in Europa raccontò quanto gli successe in America Latina:
« Un giorno sono andato a visitare un monastero completamente isolato nella foresta, a molte ore di cammino. Ho
ricevuto un'accoglienza calorosa. Ho raccontato a un monaco colombiano il perché della mia scelta di medico in favore dei più poveri: la causa è stata una comunità in Francia; da anni la
frequentavo e questo mi ha condotto a fare un passo in più nella mia vita; senza Taizé oggi non sarei qui a parlarvi così. Il monaco colombiano mi ha risposto sorridendo: neppure io se non
fossi passato per Taizé mi troverei qui. »
Una festa senza fine
L'esperienza di Taizé dopo la tragica morte di Frère Roger è destinata a proseguire attraverso i numerosi frères
guidati da Frère Alois. Ma all'inizio del terzo millennio sono già centinaia di migliaia, forse milioni, i cittadini di tutto il mondo che dopo essere passati sulla collina, senza
dichiararlo, vivono e stanno operando con lo spirito di Taizé. Sono numerosi anche coloro che attraverso l'esperienza di Taizé hanno imparato ad amare e a sostenere l'idea di una Europa
Unita. Nel 1989 frère Roger ricevette il premio Charlemagne. Il 20 novembre 1992, poi, ricevette il premio Robert Schuman.
La Comunità di Taizé costituisce anche un luogo di incontro tra esponenti delle diverse confessioni cristiane. Nel
1986 Taizé è stata visitata anche da papa Giovanni Paolo II che rivolgendosi ai giovani esordì con queste battute:
« Come voi pellegrini e amici della comunità il Papa è di passaggio. Ma si passa a Taizé come si passa accanto ad
una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino. »
Non era la prima volta che Karol Wojtyła raggiungeva Taizé. Vi soggiornò infatti in altre due occasioni negli anni
sessanta.
La collina di Taizé è frequentata anche da uomini di scienza, politici ed intellettuali. Tra loro vi fu il
presidente francese Mitterrand che fu notato sulla collina già molto prima di essere eletto Presidente della Repubblica. Con discrezione, in fondo alla Chiesa della Riconciliazione, la
domenica di Pentecoste assisteva alla preghiera della comunità. I frere lo sapevano ma rispettavano la discrezione del personaggio politico. Una volta eletto volle mantenere la radicata
tradizione e il lunedì di pentecoste si presentò in chiesa e venne notato dai giovani. Questa volta F. Roger ritenne di spedire una lettera per dire al Presidente che se lo avesse saputo lo
avrebbe accolto. Ma la lettera rimase senza risposta. L'anno dopo il lunedì arriva una telefonata:"Il presidente deve recarsi a Taizé e sarebbe felice di essere ricevuto da frère Roger se
disponibile". Una volta varcata la soglia della casa dei Freres disse:"Sono quasi quaranta anni che giro attorno a questa casa e oggi ci entro". Il pomeriggio di ogni lunedì di Pentecoste,
Mitterrand entrò in chiesa a Taizé, solo la sua morte nel 1996 mise fine a questo rito. Alla fine della sua vita ebbe a dire "Quando qualcuno mi parla di Dio, penso sempre a Taizé". e
riguardo a Frere Roger:"Gli voglio bene, mi fa bene".Tutti gli anni anche il filosofo Paul Ricoeur, deceduto a 92 anni il 20 maggio 2005 per decenni passò in modo discreto a Taizé. Verso la
fine della sua vita scrisse:
« Quello che cerco a Taizé? Direi una sorta di sperimentazione di quello in cui io credo più profondamente: e cioè
che quello che chiamiamo generalmente religione ha a che fare con la bontà. Le tradizioni cristiane lo hanno un po' dimenticato (...).Ho bisogno di verificare la mia convinzione che, per
quanto radicato sia il male, non è così profondo come la bontà. E se la religione, se le religioni hanno un senso, è quello di liberare la bontà di fondo che c'è nell'uomo, di andarla a
cercare la dove è nascosta. Ora, qui a Taizé, io vedo una sorta di irruzione di bontà, (...) vedo migliaia di giovani che non esprimono ragionamenti e elaborazioni concettuali del bene, del
male, di Dio, della grazia, di Gesù Cristo, ma che hanno una concretezza fondamentale verso la bontà. »
Frère Roger è stato priore della comunità fino alla sua morte, avvenuta il 16 agosto 2005 quando fu aggredito e
colpito disgraziatamente da una squilibrata durante la preghiera serale. Circa 12.000 persone hanno partecipato ai funerali del fondatore, celebrati il 23 agosto dello stesso anno dal
cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani nella chiesa della Riconciliazione a Taizé con rito cattolico anche se, a turno, il vescovo anglicano
McCulloch, rappresentante dell'arcivescovo di Canterbury, il vescovo luterano Huber, presidente della Chiesa Evangelica tedesca e il pastore De Clermont presidente della federazione
Protestante di Francia fecero le letture bibliche della messa del giorno. Al termine della cerimonia un arciprete del patriarcato di Mosca e un vescovo ortodosso rumeno intonarono un canto
della resurrezione. L'amore, la fiducia, la bontà: questo è stato forse il messaggio fondamentale di frère Roger che ha cercato di andare oltre arrivando a segnare più di una
generazione.
Frére Roger fu sepolto nel vecchio, piccolo, cimitero della chiesa romanica di Taizé dove già riposavano alcuni
fréres, tra i quali frère Robert e frère Max. Quest'ultimo ebbe un impegno particolare nella attività di teologo e come operatore della riconciliazione. Verso la fine della sua vita divenne
cattolico e fu ordinato presbitero nell'arcidiocesi di Napoli. Un fatto che sottolinea gli sforzi anche umani oltre che intellettuali che Max e Roger affrontarono nel loro percorso di ricerca
e di costruzione dell'unità dei cristiani. Frère Max, anche se lavorava molto fuori da Taizé negli ultimi anni della sua vita, vi ritornava spesso e chiese esplicitamente di essere sepolto a
Taizé. Questo è successo.
Nuovo priore della comunità dei monaci di Taizé è frère Alois, classe 1954, uno dei giovani degli anni settanta,
da tempo indicato dallo stesso Frère Roger a succedergli. Con radici cecoslovacche, ha formazione tedesca ed è di religione cattolica.
La comunità oggi
La comunità di Taizé riunisce oggi circa 120 frères di diverse confessioni cristiane, provenienti da più di 25
nazioni. Piccole fraternità si sono stabilite in quartieri poveri di Asia, Africa, America del sud e del nord.
I giovani che provengono dal mondo intero si ritrovano oggi a Taizé tutte le settimane dell'anno, arrivando a
essere anche seimila da una domenica all'altra e a rappresentare più di settanta nazioni. Meditano sul tema "vita interiore e solidarietà umana". Cercano di scoprire un senso nella loro vita
e si preparano ad assumere responsabilità là dove vivono. La comunità non ha mai voluto organizzare i giovani in movimento, ma li stimola a essere portatori di pace, di riconciliazione e di
fiducia nelle loro città e parrocchie. Oggi nel mondo il nome di Taizé evoca pace, riconciliazione, comunione e l'attesa di una primavera della chiesa.
Incontri europei
Dal 1978 la comunità organizza annualmente un incontro europeo chiamato Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra in
una metropoli europea, all'Est e all'Ovest. Dura cinque giorni e si svolge alla fine di ogni anno. Vi partecipano decine di migliaia di giovani.
Nel 1981, in occasione dell'incontro di Londra, un giornale londinese scrisse:
« La più imponente attraversata della Manica dopo lo sbarco in Normandia. »
Nel 1987, in occasione dell'incontro di Roma, la Basilica di San Pietro fu una splendida cornice per una preghiera
alla presenza di Giovanni Paolo II. In quella circostanza, frère Roger definì la Chiesa un "mistero di comunione".
Furono oltre centomila nel 1994 a Parigi.
A partire dal 1974, frère Roger pubblicò ogni anno una lettera che, tradotta in più di 50 lingue, veniva
utilizzata poi tutto l'anno durante gli incontri a Taizé ed in tante parrocchie, come spunto di riflessione. La prime due, Lettera al popolo di Dio e Vivere l'insperato, furono preparate per
l'apertura del Concilio dei giovani nel 1974.
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