CITTÀ DI TARANTO: I periti incalzano: l’Ilva uccide. Ma l’azienda contesta la versione

Sul caso deciderà la Procura: sequestro in vista? «Le esposizioni negli anni ’60-80 hanno prodotto tumori alla vescica, negli anni ’70-90 a stomaco e pleura»

Ora Emilio e Nicola Riva non possono che attendere: l’incidente probatorio incardinato nell’inchiesta aperta a loro carico per disastro colposo s’è chiuso e il gip restituirà gli atti al pubblico ministero. La Procura dovrà ora decidere il seguito processuale per i cinque indagati, oltre ai Riva figurano Luigi Capogrosso. Ivan Di Maggio e Angelo Cavallo, tutti dirigenti del centro siderurgico di Taranto, e il destino degli impianti. Ieri, mentre migliaia di lavoratori sfilavano civilmente per strada e gli ambientalisti manifestavano nelle vicinanze del tribunale, la camera di consiglio aperta poco dopo mezzogiorno dal gip Patrizia Todisco è andata avanti sino alle otto della sera. Sei ore di contradditorio, intervallate da una pausa di circa tre ore per l’inattesa comparsa in aula di nuova documentazione tecnico-scientifica depositata dai periti chimici di fronte alla quale i difensori hanno chiesto il tempo per esaminarla.
Nel pomeriggio i nuovi argomenti non sono entrati per nulla nel dibattito incentrato, com’era previsto, sull’esame della relazione epidemiologica presentata il primo marzo dai tre esperti nominati dal giudice per le indagini preliminari. Annibale Biggeri, oncologo, e gli epidemiologi Francesco Forastiere e Maria Triassi, hanno confermato punto per punto il loro lavoro ribattendo alle contestazioni dei legali dell’Ilva e chiarendo alcuni aspetti su richiesta del pubblico ministero. Il collegio difensivo della società siderurgica, pur in possesso di una relazione piena di osservazioni critiche sull’operato dei tre periti, non l’ha depositata agli atti, preferendo contestarne verbalmente molte conclusioni. Gli esperti dell’Ilva, Lorenzo Alessio, Vito Foà, Carlo La Vecchia, Angelo Moretto, Stefano Porru, Eva Negri, hanno sottolineato quelli che ai loro occhi appaiono conclusioni non corrette. I legali dell’azienda le hanno offerte al dibattimento in aula. Innanzitutto l’adozione del limite di 20 nanogrammi per il PM10 definita come valore obiettivo dell’Oms, ma non attualmente in vigore nell’Unione europea. Se fosse stato utilizzato il limite europeo in vigore di 40 nanogrammi, recepito dall’Italia con il decreto 155/2010, l’eccesso stimato di patologie e decessi sarebbe stato tendenzialmente nullo.
Gli esperti del gip hanno confermato la validità del loro parametro di valutazione aggiungendo che si sono tenuti addirittura larghi. Anche sulla provenienza del PM10 c’è stata bisogno di chiarimenti dal momento che gli esperti dell’Ilva rilevano che proviene da tutta l’area industriale e non dal solo impianto siderurgico. In ogni caso dall’udienza è emersa la ratifica della connessione tra gli agenti inquinanti emessi dal centro siderurgico con i ricoveri e i decessi tra la popolazione tarantina e i lavoratori Ilva. La relazione aveva evidenziato la particolare sensibilità alle patologie dei quartieri Tamburi e Borgo, insieme con Paolo VI e Statte, fornendo una consistenza numerica alle conseguenze dell’inquinamento. Dal 2004 al 2010 a Taranto erano stati stimati 83 decessi attribuibili ai superamenti di 20 milligrammi al metro cubo della concentrazione annuale media del PM10, 193 ricoveri (malattie cardiache) e 455 (respiratorie); nei quartieri Borgo e Tamburi la stima riguardava 91 morti e 160 ricoveri (patologie cardiache) e 219 (respiratorie).
Allargando l’analisi dell’impatto delle patologie croniche su decessi e ricoveri a 321.356 persone tra Taranto, Massafra e Statte residenti almeno dal 1998, gli esperti avevano chiarito che le esposizioni avvenute negli anni 60-80 potevano ritenersi responsabili dei casi di tumore alla vescica, stomaco e dei tessuti molli e avevano sottolineato che gli operai in servizio negli anni ’70-90 avevano avuto un eccesso di mortalità per tumori allo stomaco, alla pleura, alla vescica, alla prostata. Secondo Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, «i dati della perizia epidemiologica potrebbero essere sottostimati, hanno prodotto dati sulla mortalità che, anche in relazione ad ulteriori studi scientifici internazionali come ad esempio il progetto Sentieri, sono molto cauti». Le ipotesi di reato su cui i magistrati devono decidere sono: disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, danneggiamento aggravato di beni pubblici, inquinamento atmosferico, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni. (CdM)

Quella volta che i Riva stamparono gli striscioni...

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Taranto, non solo ambientalisti. Gli operai (su invito dell’azienda) manifestano per l’Ilva

Una città divisa, spaccata, quasi immobilizzata. Da una parte il diritto al lavoro, dall’altra il diritto alla salute. Lavoratori ed ecologisti, come guelfi e ghibellini. Operai contro le istituzioni e ambientalisti contro la fabbrica che inquina. Al centro l’Ilva di Taranto, lo stabilimento siderurgico fonte di inquinanti che secondo le perizie “causano malattia e morte”. Il giorno della chiusura dell’incidente probatorio chiesto dalla procura è anche il giorno dello scontro “evitato”. Il questore di Taranto, pochi giorni fa ha infatti vietato con un’ordinanza che le due fazioni si potessero trovare insieme davanti al palazzo di giustizia.
Ottomila operai, secondo l’azienda, sarebbero scesi per le strade a manifestare e urlare “Giù le mani dallo stabilimento”. Per alcuni, quelle ore di lotta, sono state retribuite dall’azienda come straordinario. Hanno cantato, urlato e sfilato per le vie del centro con gli striscioni: non i soliti realizzati con una bomboletta spray su un lenzuolo bianco, ma stampati in serigrafia, con slogan accuratamente selezionati. “Ce li hanno dati loro, mica li abbiamo fatti noi” afferma un operaio che però non vuole esporsi per paura di ritorsioni. I sindacati non c’erano: avevano chiesto ai lavoratori di non accettare l’invito dell’azienda di scendere in piazza, ma i dipendenti non l’hanno nemmeno letto quel piccolo pezzo di carta affisso dai sindacalisti all’ingresso dello stabilimento, accanto a quello gigante, voluto dall’Ilva, che invitava alla lotta.
Dall’altra parte, a pochi metri da un tribunale blindato dalle forze dell’ordine, pochi ambientalisti. Non c’erano i duemila che il 17 febbraio hanno pacificamente assediato il palazzo di via Marche. Dopo l’ordinanza del questore, infatti, il fronte si è spaccato: le associazioni hanno chiesto di non manifestare per evitare scontri, ma lo zoccolo duro è giunto comunque in corso Italia per sostenere i magistrati e ribadire il loro sostegno agli operai. “L’Ilva non vogliamo – era scritto su uno striscione – ma agli operai ci teniamo”.
Nell’aula al piano terra del tribunale intanto, Annibale Biggeri, Maria Triassi e Francesco Forastiere, i periti nomini dal gip Todisco, hanno illustrato le 282 pagine del documento che compongono la relazione depositata lo scorso 1 marzo. Hanno confermato che a Taranto, tra il 2004 e il 2010, vi sono stati mediamente 83 morti all’anno attribuibili ai superamenti di polveri sottili nell’aria, mentre i ricoveri per cause cardio-respiratorie ammonterebbero a 648 all’anno. La media dei decessi sale però fino a 91 se si prendono in considerazione i quartieri Tamburi e Borgo, geograficamente più vicini alla fabbrica. Hanno confermato il dato più ‘sorprendente’, come lo hanno definito dinanzi al giudice: nei bambini e negli adolescenti fino a 14 anni è stato riscontrato “un effetto statisticamente significativo per i ricoveri ospedalieri per cause respiratorie” e un’elevata presenza di tumori in età pediatrica.
L’udienza è finita in serata: il gip Todisco ha chiuso l’incidente probatorio ammettendo quindi i risultati delle perizie, epidemiologica e ambientale, come prove nell’eventuale processo. Il magistrato ha acquisito anche l’integrazione dei periti chimici, che hanno ribadito “eccessi significativi di mortalità per tutte le cause e per il complesso delle patologie tumorali” e infine anche una breve relazione dell’Arpa Puglia che conferma che le emissioni di benzoapirene e di polveri sottili, sono superiori ai limiti imposti dalla legge. Ora gli atti tornano alla procura che proseguirà le indagini: già dai prossimi giorni però potrebbe arrivare sul tavolo del gip la richiesta di sequestro o di altre misure cautelari per interrompere, laddove necessario, il reiterarsi di reati. (Ilfattoquotidiano)

venerdì 30 marzo 2012

Sebastio?

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(AGI) - Taranto, 30 mar. h. 21.50- Si e' concluso in serata l'incidente probatorio davanti al gip di Taranto, Patrizia Todisco, per discutere della seconda perizia sull'inquinamento dell'Ilva. Nessuna particolare decisione e' stata presa dal gip se non quella di rimettere tutti gli atti dell'inchiesta alla Procura, presente in aula col procuratore Franco Sebastio e l'aggiunto Pietro Argentino. Tocchera' alla Procura, adesso, valutare il tutto e decidere cosa fare. L'udienza di oggi oltre ad essere stata lunga e' stata anche molto animata, con i legali delle parti che si sono dati battaglia. I legali dell'Ilva hanno presentato una loro memoria mentre il collegio dei periti ha depositato un'integrazione alla relazione consegnata al gip.
Acquisito anche un documento dell'Arpa, l'agenzia regionale di protezione ambientale. All'udienza di oggi ha partecipato anche la Regione con l'assessore all'Ambiente Lorenzo Nicastro.

Come e perché si crea una guerra civile?

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Facile!!! Ecco le 10 regole valide da sempre:

1. Prendere un gruppo e spaventarlo a morte
2. Additare a dei presunti responsabili delle loro paure e generare odio verso di loro
3. Inventare degli slogan per contrapporli a loro e far circolare messaggi, volantini, lettere
4. Regalare ugiorni lavorativi e mezzi per fare casino
5. Confidare nel sensazionalismo sbrigativo da guerra tra fazioni su cui si basa l'informazione
6. Sfruttare la scia delle polemiche/discussioni
7. Alimentare i dissidi attraverso un gruppo di fedelissimi, infiltrati per fomentare le fazioni
8. Dispensare premialità evidenti a chi lotta di più
9. Evitare che le parti possano dialogare tra loro
10.Prendere atto con distacco di tutto ciò che accade


A che serve una presunta guerra civile?
Ovvio, ad indebolire le resistenze locali, seminare il panico diffuso e gestire il potere di pressione su opinione pubblica, informazione, amministratori, ecc... a tutti i livelli.
Quanto costerebbe?
Mooooolto meno di qualsiasi intervento di risarcimento, mitigazione, bonifica o adeguamento...
Ma siamo assolutamente sicuri che queste sono solo teorie che NULLA c'entrano con le notizie che leggiamo qui sotto.
Buona lettura!


Un operaio dell’Ilva risponde all’ambientalista Matacchiera
Alessandro Mancarella, operaio Ilva da dieci anni, replica a Fabio Matacchiera del Fondo antidiossina.
Egregio signor Matacchiera, innanzitutto mi permetta di dirLe che noi operai, non abbiamo «assediato» la città per un sit-in di protesta. La nostra è stata una manifestazione pacifica ed estremamente civile. Inoltre leggendo il suo intervento non ho gradito la parte in cui lei scrive «.... come tanti soldati», quasi a far intendere, ma è una mia impressione, che qualcuno ci avesse ordinato di «assediare la città». Non è così. Per quella che è la mia cultura, il mio modo di fare, sono portato a rispettare le posizioni altrui che per fortuna possono non essere condivise. Leggendo ancora il suo intervento, apprezzo il fatto che l'associazionismo sia dalla parte nostra (degli operai e comunque di tutte le dipendenze dello stabilimento) anche se in tutta franchezza mi guardo intorno e vedo il nulla. Anzi, più giorni passano, più ho l'impressione di avere una città contro... ma sono sempre mie impressioni.
Continuando a leggere apprezzo anche il fatto che le associazioni siano preoccupate per la nostra preoccupazione (scusi il gioco di parole) di perdere il lavoro e allo stesso tempo non vedere immediate soluzioni. Lei scrive che, qualora dovessero esserci gravi ripercussioni sui livelli occupazionali, con lo stesso spirito che ha animato la lotta all'inquinamento, voi sarete al nostro fianco per aiutarci a vivere... chiedendo però l'aiuto del Governo che in altre situazioni si è fatto carico di problemi molto gravi. Riporto le sue parole: «Una dignitosa sussistenza». Questa è un'affermazione che mi ha profondamente offeso come uomo e come lavoratore. Da 10 anni faccio un lavoro molto faticoso, passo un terzo della giornata, qualche volta anche metà, in piedi a ripristinare parti o «pezzi» che servono al perfetto funzionamento degli impianti e non perchè qualcuno mi punti una pistola in testa o mi frusti, ma semplicemente perchè è la mia mansione che da seduti non si può fare.
E' il lavoro che faccio a darmi dignità, a darmi una meravigliosa famiglia e una casa. Io difendo il mio lavoro non chi mi paga: questo cerchi di tenerlo sempre a mente. Personalmente non accetterò mai l'elemosina. Preferisco 1000 volte, qualora dovessi perdere il mio lavoro, andare la mattina e la sera ai semafori a vendere i giornali locali e per arrotondare sarei anche disposto a lavare i vetri delle auto in sosta. Poi, qualora dovessi continuare a trovarmi in difficoltà, non pagare il mutuo per esempio, beh... ho imparato il mestiere di meccanico non venendo da una scuola tecnica. Posso imparare a fare altro. Le cose che ho da dirle sono ancora tante ma preferisco soprassedere. (GdM)



Taranto, 7mila operai sit-in piazza al fianco dell'Ilva
Più di settemila lavoratori dell’Ilva hanno tenuto un sit-in dinanzi al Municipio di Taranto in concomitanza con l’incidente probatorio, in corso nel Palazzo di giustizia, legato all’inchiesta sull'inquinamento a carico di cinque dirigenti dello stabilimento siderurgico, accusati di disastro colposo e doloso. La manifestazione, è scritto in un volantino firmato 'Lavoratori Ilva (pensiero libero)', è stata organizzata «per difendere il posto di lavoro contro le strumentalizzazioni fatte sulla nostra pelle e per un futuro ecosostenibile».
Gli operai si sono prima radunati davanti alla portineria A dello stabilimento e poi hanno raggiunto il Municipio a bordo di autobus. Il timore degli operai è che gli esiti delle perizie, che hanno rivelato gravi rischi per la salute, mettano in pericolo i posti di lavoro. In Tribunale, intanto, i consulenti nominati dal gip Patrizia Todisco stanno illustrando gli esiti della perizia medico-epidemiologica disposta per accertare l’eventuale nesso di causalità tra inquinamento, morti e malattie. I lavoratori dell’Ilva hanno deciso di modificare la sede della manifestazione (inizialmente prevista dinanzi al Palazzo di giustizia) dopo un incontro con il questore di Taranto, Enzo Mangini.
E mentre 7mila lavoratori dell’Ilva sfilavano in corteo sotto la Prefettura e il Municipio di Taranto, alcune decine di studenti e ambientalisti hanno manifestato, in un’altra zona della città, nei pressi del Tribunale di Taranto, dove è in corso l’incidente probatorio nel quale i periti nominati dal gip Patrizia Todisco stanno illustrando gli esiti della consulenza medico-epidemiologica disposta per accertare l’eventuale nesso di causalità tra inquinamento prodotto dallo stabilimento siderurgico, morti e malattie. Sono stati esibiti disegni di ciminiere con la scritta 'Ogni giorno sulle nostre teste' e striscioni con le frasi 'Basta veleni, basta tumore, lottiamo per una Taranto migliorè e 'Di giorno il fumo scompare, di notte inferno totale'. (GdM)

Foto da Repubblica.it












I lavoratori Ilva: «Unisciti a noi»
Oggi non ci sarà nessuna manifestazione sotto Palazzo di Giustizia in coincidenza con l’incidente probaborio chiamato a discutere la seconda perizia sull’inquinamento causato dalla fabbrica siderurgica. E’ questo l’unico punto che unisce dipendenti Ilva e ambientalisti. Inevitabile dopo gli inviti fatti dal questore e dal sindaco. Per il resto c’è divisione fra gli uni e gli altri ma anche fra gli stessi dipendenti Ilva. Lo scontro è sulla manifestazione che ci sarà stamattina sotto la Prefettura (inizialmente doveva essere sotto il Comune) promossa da un gruppo che si definisce lavoratori dell’Ilva.
I sindacati, attraverso le rsu Fim, Fiom e Uilm prendono le distanze da quest’iniziativa e mettono in guardia gli stessi operai. La tesi delle organizzazioni metalmeccaniche è che, dietro quella sigla, i lavoratori dell’Ilva, in realtà ci sia la stessa azienda e che oggi a manifestare, più che gli operai, saranno i capi o comunque personale vicino all’azienda. «Unisciti a noi!» dice il volantino apparso ovunque all’interno della fabbrica. E nell’annunciare la manifestazione odierna si spiega così la motivazione: «Per difendere il tuo posto di lavoro contro le strumentalizzazioni fatte sulla nostra pelle e per un futuro ecosostenibile». Segue poi il dettaglio degli orari: dalle 7 alle 7.30 possibilità di fruire dei mezzi interni in partenza dagli spogliatoi di fabbrica; alle 7.30 raduno davanti alla portineria A del siderurgico e partenza con i bus. I mezzi arriveranno alla discesa Vasto e da qui i manifestanti raggiungeranno sotto la Prefettura. Alle 13.30 è previsto il rientro in fabbrica.
«Sulla questione ambientale riteniamo opportuno che la Magistratura assuma le decisioni nella piena libertà senza alcun condizionamento altrui - dicono in una nota i sindacati metalmeccanici -. I lavoratori ci riferiscono che i capi starebbero facendo pressioni e minacce affinché gli stessi aderiscano. Nonostante i nostri inviti e le sollecitazioni, i “responsabili aziendali” continuano ad imporre l’adesione ai lavoratori: un’azione che noi riteniamo profondamente sbagliata. Ai lavoratori - affermano le rsu metalmeccaniche - diciamo di non partecipare all’iniziativa. Ai “capi” che hanno scoperto improvvisamente il gusto delle manifestazioni per difendere un diritto, diciamo due cose. La prima: avrebbero dovuto presenziare con noi lunedì (quando in oltre 2mila si sono ritrovati sotto la Prefettura - ndr). In tale occasione diversi lavoratori non hanno potuto prender parte alla nostra iniziativa per artefatti impedimenti aziendali legati a problemi di produzione. La seconda: l’adesione a scioperi e manifestazioni è sempre e comunque una questione di democrazia e libertà. Obbligare e costringere, con atti intimidatori, con minacce, sono atti che appartengono ormai ad un passato sepolto. Ci auguriamo - concludono Fim, Fiom e Uilm - che tutti i lavoratori siano al nostro fianco nelle prossime manifestazioni e scioperi che ci saranno a tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro, nonché dei lavoratori tutti». Infine le rsu invitano gli operai a diffidare di chi in fabbrica sta dicendo che oggi non sarà assicurata la mensa perchè il servizio sarà garantito. Nessuna manifestazione, come detto dagli ambientalisti. GdM)

L'Ilva che divide
Lo stabilimento di Taranto torna a dividere la città. Da una parte gli operai che difendono il posto di lavoro. Dall'altra i cittadini che vogliono lo stop alle polveri velenose.
E' iniziata alle 12.30 ma è stata sospesa dopo mezz'ora la camera di consiglio al Tribunale di Taranto davanti al quale viene discusso, la formula dell'incidente probatorio, la perizia medico-epidemiologica depositata circa un mese fa nell'ambito dell'inchiesta per presunto disastro ambientale a carico dei vertici dell'azienda siderurgica Ilva. All'udienza sono presenti i difensori degli indagati e la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Franco Sebastio e dal procuratore aggiunto Pietro Argentino. La difesa degli indagati ha presentato le sue controdeduzioni redatte in un documento di circa 20 pagine. Sempre all'inizio dell'udienza l'Arpa (Agenzia regionale di protezione ambientale) ha depositato una nota di due pagine. Infine i periti hanno presentato una integrazione ed è questo il motivo per cui, dopo la richiesta della difesa di poter studiare questa integrazione, il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha aggiornato i lavori a questo pomeriggio alle 16 essendo intenzionata a chiudere l'incidente probatorio entro la giornata di oggi.
PROTESTE. Intanto stamane circa 6.000 operai dell'azienda, che temono ricadute occupazionali dell'inchiesta, hanno manifestato davanti al municipio. Un centinaio, invece, gli ambientalisti presenti davanti al Tribunale. (Tg1-Rai)


Ore 16.20: gran finale: l'Ilva ottiene il rinvio!!!


Ilva:inquinamento;aggiornato incidente probatorio su perizia
E' stata sospesa la camera di consiglio dell'incidente probatorio sulla perizia medico-epidemiologica disposta dal gip di Taranto Patrizia Todisco nell'ambito dell'inchiesta a carico di cinque dirigenti dell'Ilva, accusati di disastro ambientale. La procura ha esibito una relazione dell'Arpa Puglia,e il collegio peritale ha depositato una consulenza suppletiva. I legali Ilva hanno chiesto di esaminare le nuove carte e la camera di consiglio e' stata aggiornata. (ANSA).

giovedì 29 marzo 2012

Manca solo che dicano che l'Ilva pulisce l'aria!!!

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Perizia epidemiologica, le osservazioni degli esperti incaricati dall’Ilva

Attribuire le responsabilità dell’inquinamento alla gestione statale e demolire il lavoro svolto dai periti incaricati dal gip Patrizia Todisco. E’ questa, in buona sostanza, la contromossa dell’Ilva, nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento che vede indagati i vertici dell’azienda.

Sono state presentate, infatti, le osservazioni dei periti incaricati dal gruppo Riva: il prof. Lorenzo Alessio, ordinario di Medicina del Lavoro all’Università Statale di Brescia, il prof. Vito Foà, ordinario di Medicina del Lavoro all’Università Statale di Milano, Carlo La Vecchia, professore di Statistica Medica e Biometria all’Università Statale di Milano e responsabile del Dipartimento di Epidemiologia Generale all’Istituto Mario Negri di Milano, Angelo Moretto, professore di Medicina del Lavoro all’Università Statale di Milano, Stefano Porru, professore di Medicina del Lavoro all’Università Statale di Brescia, e la dott.ssa Eva Negri, ricercatrice all’Istituto M. Negri di Milano.

EFETTI A BREVE TERMINE SULLA SALUTE - Nelle osservazioni si legge: «Per ciò che concerne gli effetti a breve termine – gli unici rilevanti nel procedimento in questione – le conclusioni che “l’esposizione agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione eventi di malattie e di morte” sono basate su una singola soglia (20 µg/m3) definita come valore-obiettivo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma non attualmente in vigore nell’Unione Europea. Se si fosse utilizzato il limite UE ora in vigore di 40 µg/m3 e recepito con decreto legislativo n. 155 del 13 agosto 2010, l’eccesso stimato di patologie e decessi a Taranto per gli effetti a breve termine sarebbe stato tendenzialmente nullo”.

EFFETTI A LUNGO TERMINE – Secondo gli esperti scelti dall’Ilva questi effetti “nella popolazione generale non sono coerenti in maschi e femmine, e quindi ragionevolmente non sono ascrivibili al solo inquinamento industriale ma, piuttosto, al ruolo residuo di differenze socio-economiche”. Una costante di queste osservazioni consiste nello scaricare le responsabilità dell’inquinamento sulla vecchia gestione statale. Ecco, infatti , cosa si legge subito dopo: “In ogni caso, se esistenti, detti effetti sarebbero comunque da attribuire ad esposizioni nel lontano passato, e di conseguenza della proprietà precedente (fino al 28 aprile 1995). Questi risultati non sono quindi rilevanti nel procedimento in esame”.

EFFETTI A LUNGO TERMINE SUI LAVORATORI – Gli esperti incaricati dal gruppo Riva affermano che gli effetti al lungo termine riferiti ai lavoratori “riguardano soggetti con pregresso impiego in siderurgia nel 1974-97, e quindi – se reali – vanno in larga parte attribuiti alla proprietà precedente. Anche questi non sono quindi rilevanti nel procedimento in esame”.

SALUTE DEI LAVORATORI – A pag. 12 è scritto che dai dati presenti nel capitolo 5 della perizia epidemiologica, non è possibile trarre alcuna valutazione sullo stato di salute dei lavoratori Ilva: “I dati di monitoraggio ambientale e biologico indicano, invece, che l’esposizione dei lavoratori a sostanze chimiche è controllata e al di sotto dei livelli considerati accettabili per l’ambiente di lavoro e, quindi, a dimostrazione dell’esistenza in Ilva di buone pratiche di igiene industriale e tutela della salute. Di conseguenza le valutazioni dei periti sono infondate”.

PM10 – Nelle osservazioni si dice: ”le concentrazioni di PM10 a Taranto, anche nelle centraline con valori più elevati, sono considerevolmente più basse che in molte altre aree urbane italiane, e in particolare nella Valle Padana”.

TUMORI – E’ questo uno dei passaggi più eclatanti: “La stima dell’1,1% di eccesso di mortalità a lungo termine nel complesso della popolazione attribuibile a PM 10 di origine industriale è basata su un insieme di dati incoerenti nei due sessi, oltre che per cause. Non vi è infatti nessun eccesso di tumori e, in particolare, di tumore del polmone, il principale organo bersaglio di inquinanti ambientali”.

Come anticipato, il filo conduttore di queste osservazioni consiste nel tenere fuori dalle responsabilità l’attuale gestione Ilva: “In ogni caso – è scritto a pagina 6 – gli effetti a lungo termine riflettono esposizioni del lontano passato”. Questa è soltanto una breve sintesi del documento messo a punto dagli esperti dell’Ilva. Un documento che la dice lunga su come il gruppo Riva intende basare la sua battaglia legale. E’ facile prevedere che l’udienza in programma domani al Tribunale di Taranto non sarà una passeggiata. Per nessuno. A confrontarsi saranno due visioni agli antipodi: da una parte l’inferno descritto dai periti incaricati dal gip Todisco, dall’altra lo scenario da mulino bianco proposto dagli esperti chiamati dall’azienda.

Alessandra Congedo (inchiostroverde)

Facinorosi?

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Mentre gli operai vengono fomentati ad arte (e pagati in giorni di "filone"?) per fare chiasso a favore del padrone (vedi post sotto), quelli che sono sempre bollati come gruppuscolo di "facinorosi ambientalisti" (leggi "rompiballe perditempo") dimostrano di essere molto più maturi e pacifici di chi dovrebbe con maturità accettare l'evidenza e riconoscere quanto male ha fatto ai cittadini per porvi rimedio al più presto!

Comunicato

Il giorno 30 aprile si terra' l'udienza presso il Tribunale di Taranto per discutere la perizia epidemiologica.
Esprimiamo il nostro sostegno alla magistratura in questo importante passaggio di accertamento della verita'.
Invitiamo chi ha a cuore lo svolgimento sereno del procedimento a non manifestare in prossimita' del Tribunale per non offrire alcun pretesto a chi in questo momento delicato soffia sul fuoco per esacerbare gli animi.
Ci uniformiamo alle direttive della Questura che si sta adoperando per garantire il regolare e sereno svolgimento delle udienze nel Tribunale.
Siamo consapevoli dell'importanza e della delicatezza del momento. Non dobbiamo e non possiamo cadere nel tranello di chi oggi punta ad una strategia della tensione, proprio ora che finalmente si sta accertando la verita' sull'inquinamento a Taranto.

Fabio Matacchiera
Fondo Antidiossina Taranto

Alessandro Marescotti
PeaceLink

mercoledì 28 marzo 2012

Per capirne di più..

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Precari e veleni, Taranto muore
di Michele Azzu

Seicento operai senza futuro. E una fabbrica, l'Ilva, che continua a inquinare. Il risultato è una guerra senza fine tra chi vuole un lavoro e chi non vuole morire intossicato. E nemmeno Vendola riesce a venirne a capo
(28 marzo 2012)
«'A gueeerra, 'a gueeerra!» urlava il piccolo Giovanni per i vicoli di Taranto, mentre assieme agli amici lanciava sassi ai questurini. Era il 1963 e a Giovanni, il figlio del fornaio, pareva proprio di stare in guerra: da una parte i tarantini a protestare contro il taglio delle convenzioni mutalistiche, dall'altra la polizia a reprimere con forza la manifestazione. Se passate oggi nelle strade di quel quartiere antico che chiamano "L'isola", sembra proprio ci sia stata una guerra in quei palazzi mai ristrutturati che sembrano sventrati dalle bombe. E nonostante siano passati 50 anni - e Giovanni sia ora autore teatrale - a Taranto la guerra non è finita: da una parte gli operai Ilva che lottano per i contratti e per la sicurezza sul lavoro, dall'altra una gran parte della cittadinanza chiede la chiusura dello stabilimento per porre fine all'inquinamento.

E' una guerra fatta di solitudini.
Sono rimasti soli i 'somministrati' dell'Ilva, cioè i precari assunti tramite agenzia interinale: che per ben due volte - nel novembre 2010 e solo un mese fa - hanno occupato il ponte davanti la fabbrica per ottenere l'assunzione. Ci sono i sindacalisti come Lorenzo Semeraro, cancellato d'ufficio dalla Fiom, lui che chiedeva la messa in sicurezza del tubificio: «Sei mesi prima era morto un ragazzo, schiacciato dai tubi», racconta. Solo è anche Saverio Farilla, operaio che si denuncia vittima di mobbing e che su Facebook minaccia: «Al prossimo rapporto disciplinare la mia vita finirà».

Fuori dall'Ilva, invece, ci ci sono gli ambientalisti come Fabio Matacchiera, che è stato minacciato di morte: «Mi hanno mostrato la pistola all'uscita di casa», dice. «Taranto è una città che potrebbe essere bella come Taormina», spiega Marco che ha una piccola impresa e che pensa a trasferirsi altrove. Ma Taranto è anche una città devastata, con l'Ilva grande il doppio la città, e in mezzo a quei 12 comignoli di fumo che racchiudono l'orizzonte c'è ancora un gruppo di persone, sole, che combattono una guerra per la sopravvivenza.

I somministrati
Incontriamo Nico Leggieri e Vincenzo Collocolo, i due leader dei somministrati dell'Ilva, nel quartiere Tamburi, ai piedi dello stabilimento. Le case sono popolari, coi panni stesi fuori, e per la via principale il riferimento non è un campanile ma la ciminiera azzurra. «Ai cancelli abbiamo occupato il ponte per ben due volte - racconta Nico - l'ultima solo a febbraio».

Nel novembre 2010 erano in venti sul ponte, al freddo, e portavano avanti uno sciopero della fame. I somministrati erano 600 in Ilva nel 2008, e come da accordo con i sindacati dovevano essere tutti regolarizzati entro due anni. Due anni dopo, invece, vengono tutti licenziati: «A quel punto decidemmo di occupare il ponte», racconta Nico. Vendola fece un accordo con l'azienda: entro un anno i somministrati saranno assunti.

Nico e Vincenzo sono stati sì assunti, ma a tempo determinato e in due ditte appaltatrici differenti, non all'Ilva stessa come nell'accordo firmato da Vendola. «Sto otto ore al giorno in un magazzino, a non fare nulla», spiega Leggieri, «solo, con la compagnia di due cani». Per i due giovani operai, che hanno figli piccoli, lo scopo dell'assunzione sarebbe stato allontanarli dal resto dei lavoratori: «A me dopo qualche tempo mi hanno chiamato in direzione della ditta dove lavoro ora», spiega Vincenzo, «per chiedermi spiegazioni. Dall'Ilva chiamavano spesso per sapere come mi comportavo», sostiene il lavoratore.

Nel frattempo l'azienda ha assunto altri 140 somministrati, ex novo. Così i 'vecchi' operai somministrati, il 14 febbraio di quest'anno decidono di tornare sul ponte. Ancora al freddo, perchè l'accordo del 9 dicembre 2010 venga rispettato. «Mi ha chiamato la Fornero mentre stavo sul ponte», racconta Nico. «Aveva un tono molto serio e mi ha detto che la questione stava nelle mani di Vendola». Il governatore della Puglia arriva poco dopo e promette che in due settimane troverà una soluzione. «Stiamo inseguendo Vendola ad ogni incontro a Taranto e Bari. Gli stiamo col fiato sul collo». All'ultima visita i due operai sono riusciti ad incontrare il governatore, che ha assicurato una soluzione entro il 30 marzo.

Il sindacalista.
Lorenzo Semeraro fino al 2008 ha lavorato all'Ilva, e lì dentro è rimasto per sette anni. «Ero Rsu Fiom, ma dopo aver scritto una lettera a Rinaldini dove dicevo che la Fiom a Taranto era troppo morbida, mi sono allontanato dal sindacato», racconta l'ex sindacalista. «Ho subìto tanti provvedimenti disciplinari all'Ilva, e mi hanno lasciato solo - continua - alla fine mi firmavo "Rsu libero"». Ha lottato, Lorenzo, per tante battaglie, alcune vinte e molte perse: «Ricordo l'ultima, bloccammo la produzione perchè si mettesse in sicurezza un tubificio dove i tubi non erano bloccati per bene». Solo sei mesi prima era morto un operaio di 26 anni, Domenico Occhinegro, schiacciato dai tubi. Poi la lettera a Rinaldini, e la cancellazione d'ufficio dalla Fiom: «Nessuno mi disse che non ero più in Fiom - dice Lorenzo - lo scoprii quando mi accorsi di non aver ricevuto le trattenute sindacali in busta paga».

Così Lorenzo ha fatto il sindacalista gratis per alcuni mesi, poi non ce l'ha fatta più: «Ho accettato la mobilità e sono andato via. Vivere all'Ilva è stato massacrante, o ti pieghi o soffri. Non sono l'unico sindacalista finito male là dentro. Penso a Massimo Battista, che era il più 'pericoloso' dei delegati sindacali e ora è isolato da tutti».

Mobbing.
All'Ilva, da otto anni, lavora anche Saverio Farilla, che per due volte ha fatto parlare di sè. Nel 2008, da responsabile della sicurezza nel reparto di sua competenza aveva addirittura chiamato la Digos in stabilimento, per accertare la persecuzione che denunciava nei suoi confronti da parte dei dirigenti aziendali.

Saverio era stato carabiniere, poi aveva lavorato in un'agenzia di investigazione, e una volta entrato in Ilva era subito diventato caporeparto con mansioni di controllo sicurezza, poi rsu Fiom. Ma in fabbrica erano troppe, secondo lui, le misure di sicurezza regolarmente disattese. Anche lui come Lorenzo Semeraro inizia a protestare, e viene relegato in un reparto isolato.

Saverio inizia a soffrire di attacchi di panico, cosa che non gli era mai successa prima. Dopo aver chiamato la Digos cade tutto nel dimenticatoio: in Italia il reato di mobbing non esiste. Ad oggi sono 24 i provvedimenti disciplinari in cui Saverio è incorso al lavoro, una media da record, per questo ai primi di marzo ha scritto sul suo profilo Facebook: «Al prossimo rapporto disciplinare la mia vita finirà per sempre (...) Spero che poi si parlerà di me per aiutare tanti altri lavoratori». Ora Saverio ha una causa in corso tramite l'Inail per il riconoscimento della malattia professionale.

La fabbrica lavora di notte
Se la notte passerete nei paraggi dello stabilimento vedrete grandi volute di fumo rosso, sotto il cielo stellato. La fabbrica lavora anche di notte, e per gli ambientalisti come Fabio Matacchiera il buio potrebbe favorire l'assenza dei controlli alle emissioni, come sostiene in un video agli infrarossi del 2010, che gli è costato una querela. Matacchiera negli anni '80 è stato campione di nuoto, poi si è specializzato in riprese subacquee e ha collaborato a documentari per la Rai e Folco Quilici.

Ora ha fondato la onlus "Fondo Antidiossina Taranto" che è stata fondamentale per la rilevazione delle diossine nelle cozze del mar piccolo: «Segnalammo che le cozze del fondale erano inquinate e fui sottoposto a una gogna mediatica», racconta, «ma cinque mesi dopo Asl e Arpa ci hanno dato ragione».

In questi giorni sono in fase di svolgimento al tribunale di Taranto le indagini preliminari al processo che accusa l'Ilva di inquinamento, con l'ausilio di una maxi perizia che per la prima volta individua le patologie derivanti dalle emissioni inquinanti: «Il Gip Todisco sta facendo chiarezza», commenta Matacchiera, «e per la perizia si è affidata a periti esterni alla provincia di Taranto». Ma come si coniugano le richieste sull'inquinamento con l'esigenza di lavoro? «Io sono in contatto con molti operai, che vivono in condizioni difficili... l'inquinamento è prima di tutto un loro problema. Dalle bonifiche ci sarebbe lavoro per tutti, se si facessero». Nell'attesa Matacchiera da diversi anni gira armato, dopo essere stato minacciato di morte. Da bonficare, a Taranto, ci sono prima di tutti gli animi esasperati.
(L'Espresso)

martedì 27 marzo 2012

C'erano una volta gli operai...

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... e poi vennero i portavoce del Padrone?

Ecco il volantino che sta girando da giorni all'interno dell'Ilva per fomentare gli operai contro gli ambientalisti... termine usato in modo dispregiativo per contrassegnare una strana specie di marziani che vogliono il male di tutti... Se avessero scritto la verità, ovvero che è la cittadinanza che è tutta indignata e chiede rispetto per la vita ed il lavoro di tutti sicuramente non avrebbe avuto lo stesso effetto di invito all'odio e alla violenza.
Invitiamo i nostri lettori a chiedersi se uno scritto del genere possa davvero essere concepito dagli operai o da chi?
E a chi fa gioco mettere contro i cittadini mentre i profitti vanno da un'altra parte?
Un dubbio che forse non è poi davvero un dubbio...
Buona lettura!

MTV, non solo musica! (per fortuna!)

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L'ambiente siamo noi!: La storia di Cesare

Cesare vive a Taranto, nel quartiere Tamburi, che a causa del polo industriale, è una delle zone più inquinate d’Italia. È impiegato marittimo, si occupa del monitoraggio antinquinamento delle acque del porto e fa parte del comitato ambientalista “Alta Marea”.
Alle 20.30 del 31 marzo si celebra l’ora della terra, l’evento globale promosso dal WWF contro il cambiamento climatico. Per un’ora si spegneranno simbolicamente le luci di città, monumenti ed abitazioni in tutto il mondo.

domenica 25 marzo 2012

Festa di Primavera in Villa Peripato

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E' da poco cominciata la "PRIMAVERA festa delle arti e giochi di strada di Taranto" iniziativa che si terrà fino alle 22 di oggi in Villa Peripato.
L'evento si svolgerà lungo tutto il corso di una giornata passando da piccoli workshop a spettacoli estemporanei...... tra cui:
GIOCOLIERIA MAGIA CAPOEIRA SKATE STREET DANCE
BALLOON ARTIST PARKOUR PERCUSSIONISTI
ESPOSIZIONE DI QUADRI E DI FOTO (forse) PICCOLI WORK SHOP per bambini e non
FIRE ZONE SPETTACOLO SERALE (e molto probabilmente ci saranno anche i) MADONNARI


è inoltre prevista la possibilità di fare piccole bancarelle per chi ha qualcosa da esporre e/o vendere (purchè artigianale)

Questo il PROGRAMMA UFFICIALE.....

_h 9.00
incontro con chi deve montare, preparare, allestire ecc. ecc.

_h 10.00
apertura giornata....inizio laboratori per bambini di:
GIOCOLERIA
CAPOEIRA
PARKOUR
PERCUSSIONI
LABORATORIO PLASTICANDO

apertura mostra di:
FOTO
QUADRI
ARTIGIANATO

apertura banchetti informativi di:
MISSIONE GIRASOLE
INFO PRIMAVERA FESTA ARTI (quello nostro, insomma)

inizio attività satellite:
TRUCCABIMBI
BALLOON ARTIS
TRAMPOLIERI
ESIBIZIONI VARIE DEI PARTECIPANTI

_h 12.30
GIOCOLIMPIADI
aperte a tutti da "alle prime armi" a "anthony gatto"
basta saper giocare con qualsiasi attrezzo...
anche una sola pallina va bene

_h 13.30
PRANZO "COMUNITARIO"
mangiamo tutti insieme pranzo al sacco...(o un sacco di pranzo?)

_h 15.30
START WORKSHOP
durante la mattinata troverete un cartellone con i vari workshop
suddivisi per categorie e livelli....

_h 18.30
inizio spettacolo
OPEN STAGE

l'open stage sarà uno spettacolo unico formato dalle esibizioni dei
vari "gruppi" partecipanti e non....da qui il termine open....rivolto a
chiunque abbia voglia di esprimere la propia arte

_h 21.00 fino a esaurimento scorte
START FIRE NIGHT




I laboratori per i bambini (la mattina) avranno una durata media di circa 1/1.30 h; le attività satellite avranno durata e tempo a discrezione di chi le farà; le esposizioni, i banchetti informativi e gli stand saranno aperti tutta la giornata-

E' assolutamente gratuito.

sabato 24 marzo 2012

Iniziative eco-sostenibili

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AL CANTO DELLO SMERALDINO – INIZIATIVA DEL WWF MARTINA

Il WWF di Martina Franca, in collaborazione con la cooperativa Serapia e l'Associazione Genius
Loci organizzano per oggi 24 marzo. un'interessante iniziativa, “Al canto dello Smeraldino”: una passeggiata per conoscere lo stagno di Mangiato e le Fogge di Lamianuova, l'appuntamento è alle ore 16:00 presso l'AGIP Martina Caffè.

ANFFAS IN PIAZZA
Domenica 25 marzo torna, per il quinto anno consecutivo, l’appuntamento nelle principali piazze
italiane con “Anffas in Piazza – V Giornata Nazionale della Disabilità Intellettiva e/o Relazionale”,
la manifestazione nazionale organizzata da Anffas Onlus di Ginosa, nata con l’obiettivo di
sensibilizzare ed informare i cittadini sul tema della disabilità intellettiva e/o relazionale.
Anche quest’anno, quindi, le strutture associative Anffas (che sono più di 200 in tutta Italia)
scenderanno in piazza per distribuire non solo il materiale informativo sulle attività
dell’associazione ma anche e soprattutto il materiale formativo destinato alle persone con
disabilità, ai loro genitori e familiari, agli operatori del settore, alle istituzioni ed alla cittadinanza
tutta.
Per maggiori informazioni e per avere l’elenco completo delle piazze in cui Anffas sarà presente
e i contatti delle strutture locali aderenti alla manifestazione, si invita a consultare il sito www.anffas.net

PROGRAMMA ESCURSIONISTICO DEL MASCI E DEL GHEPPIO
Per il 2012 il Gruppo MASCI e l’Associazione ambientalista “Il Gheppio” di Massafra organizzano
un ricco programma escursionistico cha va da marzo a giugno e che è teso a promuovere e
valorizzare le ricchezze naturalistiche e storiche del Parco Regionale TERRA DELLE GRAVINE.
Il primo appuntamento è fissato per il 25 marzo p.v. dalle 8:30 alle 13:30 con la visita di: Anello
Bosco di Chiatona, Pino di Lenne, spiaggia, Chiatona.
Ad aprile le date programmate sono:
-domenica 15 dalle 8:30 alle 13:30, si visiterà la Gravina “Vallis Rosarum”–Grotta Greguro;
-domenica 29 dalle 8:30 alle 13:30 sarà la volta del Parco naturale delle Pianelle.
L’appuntamento per tutte le date sarà davanti al piazzale antistante il Supermercato “DOK“ di
Massafra in Viale M. Grecia c/o Ospedale.
Nel corso di ogni escursione sarà presentata anche una scheda storica del luogo da visitare.
Per informazioni più dettagliate sul programma e sull’equipaggiamento tecnico chiamare i
referenti dell’iniziativa:
Ermanno Natale, tel. 099 8852015, cell. 338 7577654;
Giuseppe Termite, tel. 099 8807868, cell. 338 8785586.

ASSOCIAZIONE TERRA DELLE GRAVINE: FESTA DI PRIMAVERA
Domenica 25 marzo l'Associazione Terra delle Gravine celebrerà la “Festa di Primavera” presso
la Masseria GALEONE a Martina Franca, uno dei frammenti di Riserva Naturale Orientata Murge orientali, di proprietà dello Stato ed in gestione all'Azienda Forestale dello Stato, dove si allevano gli stalloni del cavallo murgese.
La festa culminerà con la drammatizzazione di una nota favola russa,avente per tema appunto la primavera, dal titolo: SNEGUROTCHKA-FANCIULLA DI NEVE.
La partenza per la Masseria Galeone è prevista per le ore 10:00 dal Palamazzola in Via Venezia
a Taranto, il rientro è fissato alle ore 16:00.
Per informazioni più dettagliate sul programma è possibile contattare Antonio Greco al numero: 328/286.21.21oppure consultare il sito
http://www.perieghesis.it/Escursioniprimavera2012.htm

 

Le associazioni
A. N. T. A. O.n.l.u.s Sezione di Sava
e
APS IMPRONTE DI GIOIA sez.di S.Giorgio J.co


VI INVITANO ALL’INCONTRO


QUEL PELOSO DEL MIO AMICO

 

 

COMUNICAZIONE E BISOGNI DEL TUO AMICO A 4-ZAMPE
COME VALORIZZARE IL RAPPORTO CON IL TUO CANE
ASPETTI LEGALI SULLA TUTELA E BENESSERE ANIMALE
COME COMPORTARSI CON I CANI DI STRADA
GIOVEDI’ 29 MARZO 2012
Ore17.30/21.00 – Sala Amphipolis, Piazza S.Giovanni – Sava (Ta)


Colloqui informativi/formativi a cura di
Dott. DE QUARTO Lorenzo (medico veterinario)
Dott.ssa DELL'ERBA Marilena (medico veterinario – formatore C4Z)
Dott.ssa FALCONE Maria (Avvocato)

Nelle prossime settimane si comunicherà altra data a S.Giorgio J.co

 

 

le VISIONI DELL'URU

 


La comune Urupia invita -oggi 24 marzo- alle ore 19 alla iniziativa le VISIONI DELL'URU: con un aperitivo a cui seguirà la visione del film " Monsieur Verdoux" di C.Chaplin (serata a contributo "aperto" 5/10 euro).
E gradita la prenotazione entro venerdì via telefono al numero 0831890855 o per mail a comune.urupia@gmail.com.
Qua sotto qualche accenno sulla trama del film:
Monsieur Verdoux è il film più discusso e controverso della carriera di Chaplin.\Ambientato tra le due guerre mondiali il film è un ennesimo, esplicito atto d'accusa di Chaplin nei confronti di una società capitalistica, corrotta nei suoi principi e nel suo sviluppo, espresso tramite le gesta estreme di Henri Verdoux. Impiegato bancario, egli viene licenziato dopo un trentennale, anonimo, ma fedele, servizio di investitore finanziario del denaro altrui. In conseguenza della perdita del posto di lavoro si trasforma in serial killer di ricche anziane cui sottrarre il patrimonio, dopo averle sposate ed eliminate, che riutilizza per spericolate speculazioni di titoli azionari, allo scopo di mantenere la sua vera famiglia (la moglie inferma ed il figlio piccolo), ignara delle sue gesta, e poi per acquisire per loro la proprietà di un’abitazione e pianificare così un futuro di serenità economica.





IL MIO AMICO ALBERO. Iniziativa a Lizzano

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Comunicato stampa di AttivaLizzano

Domenica 25 marzo, AttivaLizzano, WWF Taranto e Legambiente circolo Il Mirto di Lizzano, invitano a passare una piacevole mattinata in amicizia presso il Parco San Nicola , nei pressi della Chiesa Madre.
L'iniziativa è nata per valorizzare gli spazi comuni e per godere della bellezza dei pini che adornano la piazza minacciati di abbattimento dal nuovo progetto di riqualificazione della stessa.
Il Parco San Nicola è uno dei rari spazi verdi del paese, i pini non danneggiano in alcuna maniera le case nè le strade che circondano la piazza, sono stati piantati e crescono sani e robusti a Lizzano, da decenni. Siamo convinti che la riqualificazione del territorio debba rispettare le bellezze già esistenti, anche gli alberi sono patrimonio di una collettività.
Durante la mattinata saranno promossi giochi per grandi e piccini, canti, non mancheranno dolci da mangiare all'ombra dei pini per godere insieme della natura. Ai bambini verrà proposto di dare un nome agli alberi così da aumentare il legame affettivo uomo/natura. Vi aspettiamo dalle 9 e 30 in poi"
Il Comitato, nell’occasione, intende promuovere una PETIZIONE POPOLARE attraverso una raccolta di firme contro l’abbattimento di alberi in Piazza San Nicola ed evidenziando i seguenti punti:
-Una continua e programmata distruzione delle piante che hanno ombreggiato per 50 anni le nostre piazze;
-L’importanza fondamentale del ruolo degli alberi nell’ambiente urbano sia per la salubrità dell’aria, assorbendo CO2, sia per gli effetti benefici sul microclima locale;
-Un’evidente contraddizione tra l’intento di ecocompatibilità perseguito dal progetto della Piazza San Nicola e l’abbattimento di alberi storici;
-L’assoluta mancanza durante le fasi progettuali di informazione e di coinvolgimento dei cittadini.
Il Comitato rileva ancora una volta l’assoluta insensibilità da parte dell’Ente Locale di promuovere progetti “veri” di sostenibilità ambientale e di recupero urbanistico delle aree interne al centro abitato e di scarsa attenzione verso la storia locale, tenuto conto che nelle adiacenze della piazza in questione vi è l’esistenza di depositi ipogei “medievali” di grano, che sarebbe importante e opportuno recuperare.

Questo Comitato ritiene che gli alberi di piazza San Nicola sono patrimonio di tutti e pertanto chiede una revisione del progetto e dice:

“NO AL TAGLIO DI ALBERI IN PIAZZA SAN NICOLA”


--
Associazione di Cittadini Attiva Lizzano
Via Canova 9, 74020 Lizzano (TA)

email: attivalizzano@gmail.com
http://cittadinanzaattivalizzano.blogspot.com/

Segno Urbano: dì la tua su Taranto

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Si chiama "Segno Urbano" ed è un nuovo sito a disposizione della comunità jonica che dà voce ai cittadini del nostro territorio e li invita attraverso le loro testimonianze a denunciare on line nel sito www.segnourbano.it tutto ciò che a Taranto e Provincia non va, non funziona.
Ogni cittadino iscrivendosi a Segno Urbano, può così essere "giornalista attivo", oltre che confrontarsi e discutere con i lettori. Si può intervenire e dire la propria su varie questioni, tra queste le "categorie disponibili": - Rifiuti - Atti vandalici - Dissesto stradale - Segnaletica - Illuminazione - Decoro urbano - Altro - Buone pratiche ( "tutte quelle segnalazioni positive su interventi e modifiche al nostro territorio").
Si può aderire come singolo cittadino o come associazione. Hanno dato il loro apporto: oltre ad Urbanaid che è l'associazione che ha creato Segno Urbano, anche

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